Cronaca

Bloccato col taser, muore di infarto 

Un 57enne fuori controllo in una via di Olbia, aggrediti anche i carabinieri 

Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp

La scarica della pistola a impulsi elettrici ha immobilizzato subito Gianpaolo Demartis, ma l’uomo non si è più rialzato dall’asfalto di via San Michele, una strada della periferia di Olbia. Riverso sul terreno, immobile, così lo hanno visto alcuni familiari arrivati immediatamente sul posto. Demartis, 57 anni, originario di Bultei, è stato soccorso dai Carabinieri che le hanno provate tutte per immobilizzarlo, prima di usare la pistola taser. Hanno cercato quindi di rianimarlo ma, purtroppo, ogni tentativo è stato inutile. L’uomo è morto durante l’intervento dei sanitari del 118 per un arresto cardiaco, la cui causa ora dovrà essere accertata da un medico legale. È successo tutto nella tarda serata di sabato e la Procura di Tempio ha aperto un’inchiesta, che, stando a indiscrezioni, riguarda l’operato di due militari del Reparto territoriale di OIbia. Un atto dovuto, come si dice in questi casi, per verificare quanto avvenuto in via San Michele a Olbia prima del decesso di Demartis. Una indagine accurata affidata al personale del Commissariato di Olbia e alla Squadra Mobile di Sassari. I primi atti sono stati firmati dal pubblico ministero Alessandro Bosco, ma anche il procuratore Gregorio Capasso segue le attività di indagine.

Fuori controllo

Gli investigatori della Polizia stanno ricostruendo i fatti avvenuti nella serata di sabato 16 agosto, anche sulla base di testimonianze dirette. Gianpaolo Demartis era di casa a Olbia, dove vive il fratello Gianfranco. Per ragioni che devono essere chiarite (le condizioni psicofisiche dell’uomo sono uno dei temi delle indagini) sabato sera entra in contatto con alcune persone in via San Michele, una traversa del prolungamento di via Barcellona. Demartis, stando agli atti, appare agitato, fuori di sé e importuna i passanti. Sempre stando a quanto emerge dai documenti dell’Arma, qualcuno chiede aiuto e la centrale operativa dei Carabinieri invia un equipaggio sul posto. A quanto pare Demartis tenta anche di entrare in alcune abitazioni e viene allontanato dai proprietari. Il personale dell’Arma inquadra subito la situazione e procede, secondo i protocolli, per calmare la persona che, come segnalato da chi ha chiesto aiuto, appare aggressiva e in uno stato di sovreccitazione. I militari insistono con dei tentativi bonari che, però, non hanno alcun effetto su Demartis, almeno stando ai verbali dell’intervento. Anzi l’uomo si agita ancora di più e poi si scaglia contro un carabiniere. Il militare viene colpito alla testa e per lui si rende necessario l’intervento del personale medico del Pronto Soccorso. Demartis è una furia e, stando ai primi atti di indagine, si scaglia ancora contro i militari e a quel punto il personale dell’Arma, per impedire altre aggressioni e immobilizzare l’uomo, decide di utilizzare il taser.

La tragedia

I carabinieri, secondo quanto è stato accertato sino a questo momento, non avrebbero avuto alternative e usano la pistola a impulsi elettrici indirizzandola verso Demartis. Il dispositivo paralizza in un istante l’uomo che, probabilmente, viene colto da un malore nel giro di qualche minuto. Il personale dell’Arma presta i primi soccorsi e chiama il 118. Demartis resta a terra (lo vedono i parenti che arrivano immediatamente in via San Michele) poi viene caricato su una ambulanza. Nel corso del tragitto verso l’ospedale Giovanni Paolo II un arresto cardiaco mette fine alla vita di Gianpaolo Demartis, l’uomo arriva cadavere in Pronto Soccorso.

«Siamo scioccati»

L’avvocato Marco Manca è stato il legale di Demartis per alcuni procedimenti penali, in particolare uno per un presunto spaccio di droga. Manca dice: «Non ho ancora un incarico formale per questa vicenda ma ho sentito i parenti di Gianpaolo Demartis, mi hanno detto che sono scioccati. Vogliono sapere che cosa è successo sabato sera e cercheremo anche dei testimoni». Demartis, dopo avere scontato una parte di una pena detentiva, aveva chiesto l’affidamento in prova tramite il suo difensore. Viveva a Sassari, dove per qualche anno ha avuto una attività commerciale in via Zanfarino, ma era spesso a Olbia. A quanto pare era cardiopatico. Ora la Procura di Tempio dovrà chiarire che cosa lo ha ucciso.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati

Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.

Accedi agli articoli premium

Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi

Sei già abbonato?
Sottoscrivi
Sottoscrivi