Solidarietà.

A pranzo con i nuovi poveri 

Alla mensa Caritas durante le feste preparati oltre 600 pasti 

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C’è chi ha sprecato tutto al gioco, chi per l’eroina o l’alcol, chi ha perso per strada gli affetti della vita o chi, straniero, è solo in città. Il caleidoscopico mondo di chi si rivolge alla Caritas durante le feste aumenta notevolmente. Ma la solidarietà in viale Sant’Ignazio non va mai in vacanza grazie ai volontari che si fanno in quattro per cercare di rendere meno pesanti le giornate a chi è in credito con la vita, ma non con la sfortuna, servendo piatti caldi e sorrisi.

A tavola

La fila nella mensa Caritas inizia di mattina presto, quando le prime persone si ritrovano per la colazione e, non avendo altro da fare, aspettano il pranzo nel cortile interno adiacente all’ex convento dei cappuccini. Lasagne, ravioli, maialetto, gamberoni, antipasti, frutta, verdura oltre agli immancabili panettone e pandoro: per giorni speciali, menu altrettanto speciali. «Durante le feste le richieste raggiungono numeri importanti», afferma Eugenio Mulana, responsabile della mensa. «Prepariamo oltre 300 pasti a pranzo, 100 a cena e 260 che distribuiamo nelle altre strutture cittadine».

L’attesa è fatta di mille lingue e colori diversi. Ieri, festa di Santo Stefano, in fila anche decine di badanti dell’Est libere dal lavoro e persone che, oltre al cibo, in viale Sant’Ignazio trovano la famiglia che non hanno più.

Dolore e speranza

Robert è un polacco di 31 anni con la musica nel sangue. «Vivo a Cagliari da 20 anni, da quando mia madre si è trasferita qui per lavorare come infermiera, prima all’ospedale San Giovanni di Dio e poi al Policlinico di Monserrato». Un’adolescenza come tante altre, poi il destino prende una brutta piega. «Quattro anni fa mia madre è morta e io, pieno di debiti, ho perso tutto e sono finito in mezzo alla strada. Ho dormito nelle panchine, sull’asfalto, nei portoni, tra gli escrementi di topi e gatti, dove capitava. Una vita terribile, dura. Per mangiare aspettavo che dai ristoranti e dalle pizzerie uscissero gli ultimi clienti per poter entrare e chiedere gli avanzi». Poi la svolta. «Non finirò mai di ringraziare la Caritas, senza di loro non sarei sopravvissuto, perché la cosa più importante per chi non ha niente è proprio il cibo». Ora Robert ha una busta paga, ma lo stipendio non è sufficiente per garantirgli una vita autonoma. «Lavoro come lavapiatti in un bar di largo Carlo Felice e di notte sono ospite di un amico che mi concede la stanza degli ospiti di casa sua».

La prima volta

Simona Sanna, 41 anni di Villamassargia, ha entusiasmo da vendere. Nella vita di tutti i giorni lavora in un doposcuola di Iglesias. «Fare volontariato ed essere a disposizione dei più fragili mi riempie di gioia. Sono io che ringrazio loro per l’opportunità che mi stanno regalando». Per Simona Sanna è la prima volta nella mensa Caritas. «A dir la verità ci sono stata anche 7 anni fa, poi sono partita in Perù in una casa famiglia». Poi il ritorno di fiamma. «Due settimane fa ho deciso che avrei voluto trascorrere le feste natalizie in modo speciale. Ho contattato una mia ex professoressa che collabora con la Caritas, ed eccomi qui».

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