Washington. Prove di sbarco dei Marines con esercitazioni a Porto Rico, mentre gli Usa attaccano un’altra sospetta imbarcazione di narcos nei Caraibi uccidendo tre persone. Sale così la tensione tra Washington e Caracas. Con Mosca che lancia messaggi ambigui dopo il più grande dispiegamento navale Usa nella regione dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962: da un lato la condanna «ferma dell’impiego di forza militare eccessiva nell’ambito di operazioni antidroga» e l’invito ad evitare nuovi conflitti; dall’altro la minaccia del possibile invio di missili russi a Caracas e di potenziali «sorprese» per gli Usa.
Il post
A far temere che la situazione precipiti sono le esibizioni di muscoli americane. L’ultima è un video postato dal Comando Sud Usa in cui si vede la 22esima Unità di Spedizione dei Marines impegnata in «operazioni di addestramento a Porto Rico». Il filmato mostra un mezzo anfibio che trasporta truppe, veicoli e attrezzature in una missione supportata da diversi elicotteri dai quali i militari si esercitano negli sbarchi e nelle infiltrazioni. Immagini quasi cinematografiche e di grande impatto mediatico. «Le forze statunitensi - si legge nel post - sono schierate nei Caraibi a supporto della missione del Comando Sud, delle operazioni dirette dal Dipartimento della Guerra e delle priorità del presidente degli Stati Uniti per contrastare il traffico illecito di droga e proteggere la patria».
I raid antinarcos
L’obiettivo dichiarato quindi resta la lotta ai cartelli, ma la concentrazione di uomini e mezzi fa pensare a ben altro. Un altro segnale allarmante è che l’esercito Usa sta ammodernando una base navale nei Caraibi, abbandonata dopo la Guerra Fredda, suggerendo preparativi per eventuali azioni all’interno del Venezuela. L’attività di costruzione nella ex base navale Roosevelt Roads a Porto Rico — chiusa dalla Marina più di 20 anni fa — era in corso il 17 settembre, quando le squadre hanno iniziato a liberare e riasfaltare i raccordi che conducono alla pista, secondo foto scattate dalla Reuters. Fino al ritiro della Marina nel 2004, Roosevelt Roads era una delle più grandi stazioni navali Usa al mondo. La base occupa una posizione strategica e offre molto spazio per concentrare equipaggiamenti. Oltre ai miglioramenti delle capacità di decollo e atterraggio a Roosevelt Roads, Washington sta ampliando le infrastrutture anche presso aeroporti civili a Porto Rico e a Saint Croix, nelle Isole Vergini americane. I due territori statunitensi si trovano a circa 800 chilometri dal Venezuela.
L’obiettivo, secondo l’analisi pubblicata da alcuni media Usa, potrebbe essere quello di costringere il presidente venezuelano Maduro all’esilio o di indurre qualcuno del suo entourage a tradirlo. Intanto il Dipartimento di Giustizia ha comunicato al Congresso che l’amministrazione Trump può continuare i suoi raid contro presunti trafficanti di droga in America Latina e non è vincolata dalla War Powers Resolution del 1973, che richiede l’approvazione del Parlamento per proseguire operazioni militari ostili oltre il termine di 60 giorni dalla prima.
«Feroce e dolce»
E intanto, spinto dal fervore Maga a difesa dei cristiani nel mondo, Donald Trump minaccia di aprire un nuovo fronte di guerra in Nigeria. L’avviso è arrivato, come sempre, via Truth: «Se il governo nigeriano continua a permettere l’uccisione di cristiani, gli Stati Uniti interromperanno immediatamente tutti gli aiuti e l’assistenza alla Nigeria e potrebbero benissimo entrare in quel Paese ormai caduto e screditato, “armi in pugno”, per annientare completamente i terroristi islamici che stanno commettendo queste orribili atrocità». Quindi ha ordinato al Dipartimento della Guerra «di prepararsi a un’eventuale azione». «Se attaccheremo, sarà rapido, feroce e dolce, proprio come i criminali terroristi attaccano i nostri amati cristiani!». Il presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu ha respinto le accuse e si è detto pronto ad incontrare Trump, probabilmente già nei prossimi giorni.
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