Non è solo un calciatore che fa gol, non è solo il protagonista dello scudetto, l’unico vinto dal Cagliari: Gigi Riva è un mito che va oltre il calcio perché ha portato “il successo” in Sardegna. Quel successo che non c’era mai stato. 

A distanza di dieci giorni dall’uscita nelle sale del film “Nel nostro cielo un rombo di tuono”, la storia di Gigi Riva e della Sardegna intera continua a emozionare: tutti ne parlano, tutti corrono al cinema per vedere il proprio idolo raccontarsi. Perché il lavoro cinematografico di Riccardo Milani è un atto di amore e di stima nei confronti di un uomo che ha rappresentato e rappresenta per tutti un esempio morale e umano di integrità e non solo un campione sportivo come pochi nella storia. Entrambi schivi, proprio come i sardi, sono diventati sardi a loro volta: Rombo di tuono più di cinquanta anni fa per i motivi che tutti sappiamo, il regista romano nei giorni scorsi, per aver raccontato, rispettandone tempi e spazi, il Mito.

Nell’aprile del Settanta grazie a Gigi Riva l’Italia ha cominciato a guadare la Sardegna, per la prima volta, con rispetto laddove prima era considerata solo una terra di pastori, bassi, ignoranti e pelosi. E per la prima volta da Olbia ad Alghero, da Sassari a Nuoro, fino ai paesini dell’interno, il Cagliari era di tutti: uomini, bambini ma anche donne e anziani. 

“Non è soltanto un film su Gigi Riva. Racconta noi sardi, i soprusi subiti e il fatto che lo scudetto del Cagliari sia stato il momento in cui la Sardegna è entrata in Italia”, è uno dei commenti più ricorrenti che si leggono sul web. 

“Parla di un uomo perbene e onesto, che ha scelto la Sardegna come casa, di un gigante dentro e fuori dal campo” così che, anche per chi quegli anni non li ha vissuti, l’emozione diventa spontanea, perché in quelle immagini scorrono le storie raccontate dai nonni, dai padri e dalle madri ai propri figli e nipoti.

Ed ecco perché “Nel nostro cielo un rombo di tuono” è un film necessario, a cui tutti i sardi sono grati. Un tributo di tutto un popolo al proprio eroe.

© Riproduzione riservata