N o, non sono stati i migranti a portarcelo e nemmeno era nascosto sotto i graniti della Gallura in attesa di colpire il primo che passava. Il virus Covid-19 in Sardegna è stato tenuto a bada finché un'orda di turisti incoscienti non ce lo ha messo in casa e, proprio ora che ci aspettavamo di passare un autunno tranquillo, stiamo invece vivendo il periodo di massima allerta per giunta bistrattati dalla pubblicità negativa e davanti a problemi imprevisti. Però la paura non può giustificare tutto e potremmo provare a tornare a una normalità effettiva cominciando, tanto per dirne una, col dire addio allo smart working indiscriminato. L'assenza del personale dagli uffici sta provocando danni enormi all'economia delle città. A Cagliari, ad esempio, la maggioranza dei dipendenti pubblici o delle banche utilizza i buoni pasto per il pranzo fuori casa consentendo un reddito a decine e decine di locali nati anche per inseguire questo business. Che è finito. Questi locali sono vuoti, moribondi. Alcuni non si riprenderanno più. E che dire dell'impossibilità di parlare con impiegati regionali o comunali? Pensate che al numero del comune di Cagliari (0706771), risponde da tempo una voce metallica che dice: «Il centralino non è attualmente operativo. Il servizio riprenderà il 7 settembre. Ci scusiamo per il disagio».

BEPI ANZIANI
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