A bbiamo provato a rendere normale un'estate che normale non poteva essere. Abbiamo riaperto le spiagge, i bar e i ristoranti, persino le discoteche, illusi che la prudenza avrebbe consigliato a tutti di tenere le distanze e indossare le mascherine dove era prescritto. Non ha funzionato. La marcia indietro, a fronte di un aumento di contagi fra i giovani, comincia dalle discoteche. Da dove cioè era praticamente impossibile rispettare le regole del distanziamento di 2 metri fra l'uno e l'altro perché a ballare, in fondo, si è sempre andati per cercare un contatto, anche fisico, e non per tenere le distanze. Il tentativo di conciliare la salute pubblica con le esigenze degli imprenditori è stato un salto nel buio e forse sarebbe stato meglio pensare subito a qualche indennizzo ma tenere ben chiusi i locali. O trasformarli, come ha fatto Briatore, spesso citato a sproposito nei social come un diavolo approfittatore, che invece aveva capito tutto e al Billionaire quest'anno si può cenare, godersi uno spettacolo e la discoteca è rimasta ai margini. Ma i social, si sa, sono uno sfogatoio. E, a ballare il bla bla, c'erano anche illustri intellettuali che per giorni hanno insistito con toni scandalizzati e di rimprovero sul fatto che mentre le scuole erano chiuse le discoteche erano aperte. E mi viene spontaneo abbozzare un sorriso pensando che, a mia memoria, a luglio e agosto è sempre stato così. O no?

BEPI ANZIANI
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