F are e disfare, correggere e rifare. I canoni della politica sono diventati questi. Lo sono forse sempre stati ma un tempo, diciamo fino agli anni '90, le alternanze al governo non erano così divisive e in fondo, siccome al potere c'erano più o meno sempre gli stessi, non si sentiva l'impellente necessità di rifondazione che invece pervade chi oggi viene legittimato a governarci.

Ecco quindi che ci troviamo periodicamente a ridiscutere delle stesse cose: togli le province, rimetti le province; togli le Asl rimetti le Asl; alza l'età della pensione, abbassa l'età della pensione; caccia via le Ong, accogli le Ong. Avete capito, inutile fare altri esempi. Limitiamoci alla questione province che ormai da anni solleva discussioni che nemmeno un referendum che, secondo il voto dei cittadini ne consigliava l'abrogazione, ha smontato.

Oggi si sta decidendo una nuova suddivisione territoriale. Poteva stare Sassari senza la sua città metropolitana? Può stare la Gallura senza la sua provincia? Forse no. Ma può stare il Medio Campidano senza il suo ente intermedio? E l'Ogliastra? E il Sulcis? Forse sì. E che se ne rendano conto i cittadini prima che la politica è grave perché significa che non si va nella stessa direzione. E allora sarebbe meglio aggiustare il tiro pensando meno alle opportunità politiche e più ai bisogni reali.

BEPI ANZIANI
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