L e strade della movida sono tornate affollate, in questo fine settimana, quasi come nell'estate di un anno fa. Ma per ora il fenomeno riguarda soprattutto le città e, se a Cagliari, Olbia e Alghero tutto sembra tornato alla normalità non così si può dire delle località turistiche per eccellenza. A Porto Cervo, Porto Rotondo, San Teodoro e Villasimius case e alberghi sono semivuoti e fra la folla è ancora difficile sentire parlare una lingua diversa da quella italiana. Le cifre del fallimento sono note: mancano all'appello 7 o 8 vacanzieri su 10 e comincia a scatenarsi la polemica sulle colpe che non sono solo della pandemia. Nel mirino di albergatori e operatori turistici resta la politica di Solinas che, insistendo sul passaporto sanitario, avrebbe prodotto un effetto dissuasore sulle prenotazioni. Il rimedio non è arrivato sia per la mancanza di una proposta promozionale adeguata che per i soliti limiti imposti da trasporti costosi e inadeguati. Si è fatto tardi insomma e non resterà che piangere sul latte versato consolandosi coi fatturati dei bar che grazie ai sindaci hanno invaso di tavolini strade e parcheggi, fra le proteste di chi, in quegli spazi sottratti all'uso pubblico, avrebbe preferito vedere giocare i bambini come sostiene un'associazione di genitori del quartiere cagliaritano della Marina. Accontentare tutti è impossibile ma, di sicuro, non sarà uno spritz in più a salvare la stagione.

BEPI ANZIANI
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