Dopo l’esperienza di Amici nel 2017, quell’anno è stato l’artista che ha venduto più dischi, girando l’Italia in tour e arrivando fino in Argentina. Appena tre anni dopo, nel 2020, dopo essere arrivato ultimo a Sanremo con “Lo sappiamo entrambi”, si è eclissato fino a scomparire progressivamente.

Riki, al secolo Riccardo Marcuzzo, nato a Segrate 32 anni fa, si racconta al Corriere della Sera a pochi mesi dall’uscita del suo nuovo disco, “Casabase”, che arriverà in primavera. «C’è stato un momento di down importante, in cui ero solo – ricostruisce – Ho vissuto tre anni molto importanti dove però non ero padrone del mio destino, infatti tante volte sfogavo la mia solitudine e la mia rabbia, la gabbia dorata in cui mi sentivo, nel mio essere impulsivo. Così ho fatto un po’ di cavolate. Dovevo per forza seguire le logiche del mercato e a un certo punto mi sono incagliato».

«Succede piano piano – continua - non te ne rendi conto subito perché intanto le cose vanno velocissime e non puoi fare pause. Non voglio neanche imputare la colpa alle persone che avevo intorno perché veniva tutto anche da me: era un sistema drogato e volevamo sempre di più».
«Essendo stato un percorso graduale, ti rendi conto dopo di essere caduto in depressione – prosegue – Ora come ora potrei dire di sì perché stavo male male. Faticavo a dormire, non avevo voglia di fare niente. Ero svogliato e totalmente apatico, non mi impressionava nulla, come fossi avulso e trasparente».

Oggi riparte con “Casabase”, «un disco che ho voluto costruire per creare il mio posto felice». Il prossimo singolo è «Carillon»: «Parla di solitudine, l’ho scritta per mia nonna che è mancata a febbraio». E se non andrà primo in classifica? «Ora come ora le classifiche non sono importanti, ma non nascondo che l’obiettivo è tornare a fare le cose in alto».

(Unioneonline/D)

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