È il 27 dicembre 1980 e il destino del supercarcere dell'Asinara è ormai segnato. Da questa data, infatti, smette di essere destinazione per i detenuti per la sua sezione speciale per tornare a essere ciò che era in origine, ossia una colonia penale agricola. In quei giorni, però, sull'Asinara divampano le polemiche, con il governo che parla della chiusura come di una "decisione autonoma" non collegata alla richiesta dei terroristi che hanno rapito il giudice Giovanni D'Urso e afferma che la decisione sia un'attuazione di un programma di ristrutturazione approvato da tempo dalla direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena.

Nel 1991, poi, verranno istituiti l'area marina protetta e il Parco, e - anni più tardi, nel 1998 - anche l'ultimo cancello verrà chiuso.

Questo su un'isola su cui sono passati i nomi a noi più noti tra detenuti per mafia o per terrorismo negli anni di piombo, tra Riina, Bagarella, Badalamenti, Buccellato, Vallanzasca, Matteo Boe, che nel 1986 fugge dal penitenziario a bordo di un gommone.

(Unioneonline/m.c.)

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