Sono passati ottant'anni dalla morte di Antonio Gramsci, l'intellettuale di Ales fondatore del Partito comunista italiano e del suo organo di informazione ufficiale - L'Unità - incarcerato nel 1926, a 35 anni, nel pieno della sua militanza politica.

A tentare di metterlo a tacere è la dittatura fascista, che lo condanna a vent'anni e a un triste sepolcro tra varie prigioni italiane, da Regina Coeli a Roma, San Vittore a Milano, e a Turi, in Puglia.

Ma Gramsci non si arrende, almeno all'inizio. Chiede il materiale per poter scrivere e si dedica ai "Quaderni del carcere". Lavora tutti i giorni, per ore e ore e in modo sistematico Cammina, nella sua piccola cella, poi mette nero su bianco i suoi pensieri. Senza sedersi, con la carta su un ginocchio piegato.

Sono queste riflessioni, sul capitalismo, le diseguaglianze, il materialismo storico, la sua più grande eredità di pensatore.

Durante l'ora d'aria tiene colloqui-lezioni con i compagni e cerca in ogni modo di mantenere i contatti con il Partito - che si batte per la sua liberazione - grazie alla cognata Tatiana Schucht.

Oltre all'attività politica (e filosofica) non dimentica la famiglia: la moglie Julia, in Russia con i loro bambini, Delio e Giuliano. E i suoi cari in Sardegna: la mamma Giuseppina Marcias - a cui Gramsci scrive bellissime lettere in cui rievoca la sua giovinezza ad Ales, a Ghilarza e a Cagliari, dove comincia ad appassionarsi di politica - e i fratelli.

Dal 1931 le sue condizioni fisiche peggiorano: oltre al morbo di Pott, di cui è vittima sin dall'infanzia, viene colpito da una forma di arteriosclerosi, a cui si aggiungeranno poi l'ipertensione e la gotta.

È da allora che i suoi scritti si fanno sempre più cupi: "Fino a qualche tempo fa ero pessimista con l'intelligenza e ottimista con la volontà. Oggi non vedo più nessuna uscita concreta e non posso più contare su nessuna riserva di forze".

Il 21 aprile 1937 arriva il momento tanto desiderato, l'amnistia. Anche se è troppo tardi: morirà per un'emorragia solo sei giorni dopo.

Ma da uomo libero.

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