È il 17 aprile del 1961, quando sulla spiaggia di Giron, nella Baia dei Porci, inizia lo sbarco di oltre mille esuli cubani, oppositori di Fidel Castro e appoggiati dagli Stati Uniti, che intendono rovesciare il governo in carica.

Il "lider maximo" e i rivoluzionari avevano preso il potere nel gennaio di due anni prima, dopo la fuga del dittatore filo-Usa Fulgencio Batista.

Dal gennaio del 1961 gli Stati Uniti interrompono le relazioni diplomatiche con L'Avana, dopo che Castro aveva ordinato all'ambasciata americana di ridurre i suoi 300 dipendenti, credendoli delle spie.

Dwight Eisenhower approva così un piano della Cia per armare e formare alla spedizione un gruppo di rifugiati, che sbarcano ad aprile, quando a Washington si è da poco insediato il nuovo presidente John Fitzgerald Kennedy.

Il tentativo controrivoluzionario diviene un fallimento, mettendo in imbarazzo l'amministrazione del neo-capo di Stato agli occhi della comunità internazionale.

Negli scontri muoiono 104 combattenti anticastristi e 154 militari dell'esercito.

I controrivoluzionari si arrendono e vengono imprigionati e processati.

Venti mesi dopo, il 23 dicembre 1962, vengono rilasciati in cambio di 53 milioni di dollari in alimenti per bambini e farmaci.

(Unioneonline/F)

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