Nel 1302, più esattamente il 10 marzo di quell'anno, il poeta Dante Alighieri viene condannato a morte con l'accusa di "baratteria".

Lo scrittore fiorentino a quell'epoca apparteneva ai Guelfi Bianchi, era cioè un ghibellino e fu anche priore del Comune di Firenze (ossia primo cittadino), quando i Guelfi neri presero il potere sulla città e iniziarono una politica di sistematica persecuzione degli esponenti politici di parte bianca ostili al Papa.

Dante apprese della condanna mentre si trovava a Roma (trattenuto da Bonifacio VIII) come ambasciatore e, per scampare alla pena di morte, decise di non tornare in patria.

Comincia così l'esilio del sommo poeta che girovagò per quasi venti anni per l'Italia settentrionale.

Dante, colpito dalla malaria, morirà a Ravenna, dove è sepolto, il 14 settembre 1321.

(Unioneonline/s.a.)

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