E' il 3 giugno 2017 e in piazza San Carlo, a Torino, ci sono almeno 30mila tifosi della Juventus riuniti per seguire al maxischermo la finale di Champions League che i bianconeri giocano a Cardiff contro il Real Madrid.

Finirà 4-1 per gli spagnoli, ma quella sera il calcio finisce in secondo piano.

A metà secondo tempo qualcosa (si scoprirà poi che si tratta di una banda dedita ai furti che spruzza dello spray al peperoncino) fa scattare il fuggi fuggi generale. La gente pensa a un attentato (siamo nel periodo in cui gli attacchi dei militanti dell'Isis fanno paura all'Europa), nella calca che si crea restano ferite più di 1.500 persone.

In due moriranno: Erika Proietti 12 giorni dopo, Marisa Amato dopo un anno e mezzo di cure in ospedale.

Le immagini della piazza sono raccapriccianti: una distesa di scarpe, borse, effetti personali persi nella fuga.

I quattro giovani marocchini che spruzzando lo spray urticante hanno dato il via al disastro sono stati condannati a dieci anni.

Un processo parallelo si svolge, per epidemia e disastro colposo, sulle lacune organizzative e gestionali dell'evento. Indagati dirigenti della polizia municipale, il vice prefetto, dirigenti della Questura e la stessa prima cittadina Chiara Appendino.

(Unioneonline/L)

Maggio 2020

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