Un disastro ambientale talmente devastante da essere riconosciuto come il più grave della storia americana. È quello che si verifica il 20 aprile del 2010 quando la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon esplode nel golfo del Messico.

All'incidente, che coinvolge il Pozzo Macondo situato a più di 1.500 di profondità, segue uno sversamento di milioni di barili di petrolio nelle acque di Louisiana, Florida, Mississippi e Alabama e grossi ammassi di greggio si formalo sul fondale.

Per questo, in relazione a quanto accaduto, si parla ancora oggi di "marea nera".

La piattaforma era di proprietà dell'azienda svizzera Transocean e affittata alla British Petroleum. Lunga 112 metri, alta 97 e larga 78 metri, poteva ospitare circa 150 persone.

11 le vittime dell'incendio che sono rimaste carbonizzate, e altri 17 lavoratori hanno subito gravi ferite.

(Unioneonline/s.s.)

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