Quando viene trovato, sotto un ponte a Londra, il cadavere di Roberto Calvi i dubbi sono immediati.

Il corpo del banchiere italiano era appeso con le mani legate dietro la schiena, alcuni mattoni nelle tasche dell’abito, e con sé aveva anche un foglietto con dei nomi e un passaporto con un falso nome, quello di Gian Roberto Calvini.

Era il 18 giugno del 1982, proprio sotto il Blackfriars Bridge.

Nove giorni prima, Calvi era partito da Milano per andare a Roma. Lì aveva incontrato Flavio Carboni, il faccendiere sardo. L’11 era andato a Venezia, poi Trieste e infine la Jugoslavia. Solo il 15 giugno si era diretto verso Londra dallo scalo di Innsbruck.

Sulla teoria del suicidio ci sono state diverse versioni anche se le autorità inglesi non avevano dubbi, come confermato dalla perizia medico-legale.

Ma, col tempo, alcune stranezze sono emerse, e non solo nel Regno Unito. In Italia nel 1988 aveva preso avvio una causa civile che aveva emesso una decisione molto diversa: Calvi era stato ucciso e un’assicurazione veniva obbligata a risarcire la famiglia.

La verità storica non è mai stata definita - tra ipotesi, ricostruzioni e smentite -, quello che si sa è che il banchiere prima di morire aveva incontrato Giulio Andreotti e Giuseppe Ciarrapico per parlare delle discussioni che lo stesso Calvi aveva avuto col nuovo vicepresidente del Banco Ambrosiano, Orazio Bagnasco.

(Unioneonline/s.s.)

Giugno 2019

Maggio 2019
© Riproduzione riservata