#AccaddeOggi: 14 marzo 1972, Giangiacomo Feltrinelli resta ucciso in un'esplosione

14 marzo 2022 alle 07:01

Era il 14 marzo 1972 quando Giangiacomo Feltrinelli, fondatore dell'omonima casa editrice e dei Gruppi d'Azione Partigiana (poi confluiti nelle Brigate Rosse), restava ucciso in una esplosione vicino ad un traliccio dell'alta tensione dell'Enel nelle campagne milanesi, in circostanze che tuttora non sono state chiarite.

Il cadavere fu scoperto il giorno dopo ma ci vollero giorni per associare il corpo al nome dell'editore. La versione ufficiale rimase quella dell'incidente durante la costruzione della bomba piazzata da Feltrinelli per provocare un blackout a Milano. Secondo altre ricostruzioni, invece, nella sua morte era coinvolta la Cia, in collaborazione con i servizi segreti italiani, per l'attivismo rivoluzionario dell'editore e i suoi legami con la Cuba di Castro e con Paesi del blocco sovietico. 

Proprio l'esperienza cubana, alla fine degli anni '60, gli aveva ispirato il progetto di una rivoluzione cubana in salsa sarda, con il finanziamento per la guerriglia anche del criminale allora ricercato Graziano Mesina. 

La tesi dell'omicidio, alla fine, è stata smentita dai tribunali: "Osvaldo non è una vittima, ma un rivoluzionario caduto combattendo", le parole di un comunicato letto durante il processo dal brigatista Renato Curcio.

Feltrinelli, è bene ricordarlo, pubblicò alcuni tra i libri più importanti della letteratura italiana: "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e "Il dottor Zivago" di Boris Pasternakproibito in Urss perché ritenuto antisovietico. 

(Unioneonline/D)