I pescatori e le istituzioni a tutela dell'Area marina protetta dell'Asinara hanno raggiunto un'alleanza finalizzata a ridurre lo sforzo di pesca e alla costruzione della filiera di prodotti ittici a marchio Asinara.

E' il risultato del progetto "Gestione partecipata degli ecosistemi marini nella Amp Isola dell'Asinara con il coinvolgimento dei pescatori", una collaborazione tra Università di Sassari, Cursa e Università di Bucarest, i cui risultati saranno al centro del confronto online di mercoledì 15 luglio alle 17.

La Sardegna, emerge dal progetto, ha 1.326 battelli, l'11% della flotta italiana. La marineria di Porto Torres e Stintino, che può pescare in Area marina protetta, ne ha 112, ma per l'Area Marina protetta quelle effettivamente autorizzate sono 48, di ridotte dimensioni. E dal 2018 sono scese a 14. La pesca in area protetta è selettiva, ma la cattura accidentale di pesci di nessun valore commerciale o altre specie animali determina un consistente impatto ambientale a discapito degli equilibri dell'habitat.

Partendo da suolo, acque, biodiversità e habitat e dalla constatazione che lo stato di conservazione dell'isola è più che buono, lo studio ha definito la capacità di erogare servizi ecosistemici.

Si è poi data voce ai pescatori, protagonisti di una "stakeholder analysis" per individuare le linee d'intervento e rafforzare la sostenibilità della pesca, introdurre autorizzazioni di pesca obbligatorie rilasciate dall'Amp e promuovere azioni di valorizzazione del pescato attraverso la costruzione della filiera della pesca e la diffusione di ittiturismo e pescaturismo.

(Unioneonline/D)
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