Alitalia è a un bivio, domani alle 16 si chiudono le urne del referendum che decide il futuro della compagnia aerea.

Gli ultimi dati sull'affluenza sono positivi: ieri sera alle 21, orario della provvisoria chiusura dei seggi, aveva votato il 55% dei lavoratori.

E sempre ieri è arrivato l'appello del premier Paolo Gentiloni: "So bene che ai dipendenti vengono chiesti sacrifici, ma so che senza l’intesa sul nuovo piano industriale Alitalia non potrà sopravvivere", ha detto il presidente del Consiglio.

Oggi l'invito a votare sì è arrivato invece dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio, che ha esortato a "seguire con coraggio la strada iniziata con l'accordo", e ha ammonito chi pensa che si possano trovare altre strade, compresa quella della nazionalizzazione, in caso di vittoria del no. "Non ci sono altre strade percorribili", ha detto.

Sul fronte del sì anche Cgil, Cisl e Uil, che hanno firmato con l'azienda il preaccordo oggetto della consultazione referendaria.

Gli unici a soffiare sul fuoco del no sono quelli del sindacato Usb: "Le minacce di fallimento rivolte ai lavoratori nel caso prevalesse il no nella consultazione sono ormai pesantissime e provengono dal governo, dai partiti e da gran parte della stampa, noi auspichiamo una vittoria del no, e poi l'esproprio e la nazionalizzazione dell'azienda".

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