La Fed, la banca centrale degli Stati Uniti, ha alzato i tassi di interesse da 2,25% al 2,50%, ignorando così le richieste di Donald Trump.

Il costo del denaro sale così di un quarto di punto.

Le stime per la crescita americana sono state riviste al ribasso: la Banca centrale si attende ora un aumento del Pil Usa del 3% quest'anno e del 2,3% l'anno prossimo, contro rispettivamente il 3,1% e il 2,5% delle proiezioni pubblicate a settembre.

Per quanto riguarda l'inflazione, prevista all'1,9% per il 2018 così come per il 2019, contro il 2,1% e il 2% annunciati in precedenza.

"Le informazioni ricevute - dopo l'ultima riunione del comitato di politica monetaria a novembre - indicano che il mercato del lavoro ha continuato a rafforzarsi e che l'attività economica è cresciuta a ritmi sostenuti", spiega la Fed.

"I redditi da lavoro sono stati in media molto forti negli ultimi mesi e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. La spesa delle famiglie ha continuato a crescere fortemente, mentre la crescita degli investimenti fissi delle imprese si è attenuata rispetto al ritmo sostenuto dell'inizio dell'anno. Su 12 mesi, sia l'inflazione complessiva che l'inflazione per gli articoli diversi da cibo ed energia restano vicine al 2%. Gli indicatori delle aspettative di inflazione a più lungo termine sono poco mutati".

Il Comitato giudica che "i rischi per le prospettive economiche siano approssimativamente bilanciati, ma continueranno a monitorare gli sviluppi economici e finanziari globali e valutarne le implicazioni per le prospettive economiche".

(Unioneonline/s.a.)
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