“Un’ingiustizia macroscopica”. In questo modo Tore Piana, presidente del Centro studi agricoli, definisce quanto inserito nella delibera della Giunta regionale del 24 marzo scorso che prevede l’indennizzo al comparto agricolo suinicolo della Sardegna a causa delle conseguenze del coronavirus e dell’aumento dei costi dei mangimi.

Nel provvedimento viene stabilito “un importo di 150 euro a capo per un massimo di 250 capi, con esclusione di tutte le aziende agricole che hanno meno di 10 capi riproduttori (scrofe), questo significa, secondo i calcoli del CSA – spiega Piana -, escludere dall'aiuto il 52% dei capi suini in Sardegna, cioè ben 34.451 capi. I dati sono quelli presi dalla Banca Dati Nazionale, che per la Sardegna prevede, al 31 dicembre scorso, un numero di 12.998 aziende che allevano suini e in queste aziende agricole, regolarmente registrate e censite, sono presenti ben 66.451 capi riproduttrici (scrofe e scrofette)”.

“Se prendiamo come riferimento il numero delle aziende escluse – prosegue -, la percentuale arriva all’83%, perché delle 12.998 aziende solo il 17% circa ha in allevamento più di 10 capi riproduttori (scrofe). Con questi numeri si capisce che il contenuto della delibera contiene una palese ingiustizia che non può essere assolutamente accettata dal comparto agricolo sardo”.

Un errore, per il Centro studi agricoli, “causato da una svista”, ma che può “essere corretto urgentemente” col ritiro del documento e le “dovute correzioni, inserendo tutti i capi presenti negli allevamenti sardi, magari escludendo i primi 4 capi, oggi classificati come uso familiare, d'altronde lo stabilisce una delibera precedente e la stessa autorizzazione che si presenta, con la DUAP, prevede 4 riproduttori femmina, che vengano classificati come uso familiare”. E, ancora, “chiediamo una deroga affinché questi indennizzi vengano pagati senza richiedere la regolarità contributiva”.

(Unioneonline/s.s.)

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