Per Confedilizia il cocktail venefico di crisi economica e scure fiscale ha portato a un crollo del valore complessivo del patrimonio immobiliare italiano nell’ultimo quinquennio di duemila miliardi.

Stando alla Cgia di Mestre invece la perdita si «limiterebbe» a 1.200 miliardi.

Anche ipotizzando che la verità, impossibile peraltro da stabilire, stia nel mezzo, si giungerebbe comunque a concludere che con il mattone si è sbriciolata una cifra prossima al prodotto interno lordo del Paese.

Il mercato sta ora dando i primi segnali se non proprio di ripresa almeno di convalescenza: i prezzi scendono ancora ma di poco e le vendite sono previste in aumento nei prossimi mesi, ma per una ripartenza vera e propria è indispensabile che si verifichino alcune condizioni, che dipendono in buona parte dall’evoluzione dello scenario economico internazionale.

Cioè l’aumento del Pil con due corollari: la crescita di occupazione stabile e, soprattutto, la risalita dell’inflazione, da sempre la migliore alleata dell’investimento immobiliare.
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