Le società che gestiscono il business delle acque minerali in bottiglia fanno affari milionari e versano canoni molto bassi alle Regioni per lo sfruttamento delle sorgenti.

Lo denuncia il consigliere regionale M5s Michele Ciusa, che ha anche presentato un’interrogazione in merito al presidente Christian Solinas.

Uno «scandalo», afferma Ciusa, già denunciato da Legambiente e Altraeconomia. Nel 2006, ricorda il pentastellato, «si definì un documento di indirizzo che proponeva canoni uniformi sul territorio nazionale e l’introduzione dell’obbligo di pagare sia in funzione degli ettari dati in concessione sia per i volumi imbottogliati, indicando come cifre di riferimento almeno 30 euro per ettaro e un importo tra 1 e 2,5 euro per metro cubo imbottigliato».

Condizioni, continua, che restano ancora «molto vantaggiose» per le aziende. Ancor di più in Sardegna dove, nonostante le linee guida della Conferenza Stato-Regioni, è previsto il versamento «del solo canone legato alla concessione di suolo pubblico che ammonta a 41,06 euro per ettaro». Solo la Puglia oltre alla Sardegna non si è adeguata, ma almeno richiede 149,5 euro per ogni ettaro, più del triplo dell’Isola.

Di qui l’interrogazione a Solinas e all’assessore regionale alla Sanità: «È necessario un intervento tempestivo che consenta alla Regione di avere introiti maggiori che si traducono in risorse da poter vincolare in investimenti sul territorio a favore della tutela degli ecosistemi acquatici».

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata