«Federalberghi e il suo presidente la devono finire di diffondere dati negativi, di fare i catastrofisti e piangersi addosso, perché così rovinano l'immagine della Sardegna. Non sarà certo una campagna di comunicazione istituzionale a cambiare le cose, gli stranieri quest'anno non ci sono, non ci sono qui e neppure nelle altre regioni, e vedrete che alla fine noi soffriremo meno degli altri».

Gianni Chessa, assessore al turismo, commercio e artigianato, replica duramente ai ripetuti allarmi lanciati dalle strutture ricettive e contrattacca. Sostiene che non è affatto vero l'immobilismo della Giunta lamentato dagli albergatori, che «ognuno si deve fare la sua pubblicità», che «la gente comunque verrà perché ama il nostro mare», che «molti hanno ancora tanta paura di prendere un aereo» e lui non può «farci niente», che «la settimana prossima partirà comunque un grande battage» rivolto sia al mercato interno che a quello italiano ed europeo, che «si lavora per richiamare, grazie a una serie di importanti eventi, molti turisti nei mesi spalla».

Il grido d'allarme - Chessa lo dice chiaro e tondo, ce l'ha con Paolo Manca, il presidente di Federalberghi Sardegna. Il quale, ieri ha tracciato - con i dati di una ricerca dell'Università di Sassari fatta dal docente di marketing Giacomo Del Chiappa - un primo bilancio nerissimo dell'estate 2020. «In una stagione così difficile, gli imprenditori hanno fatto da subito la loro parte, le istituzioni regionali no», ha sottolineato. «A oggi, oltre il 50% delle strutture ha aperto, assumendo decine di migliaia di lavoratori, ma non un euro è arrivato nelle casse degli alberghi, non c'è alcuna certezza dei contributi promessi, il rischio sanitario è sempre alla porta e nessuna indicazione è arrivata. Soprattutto non è stata organizzata alcuna adeguata promozione». Ancora: «La Sardegna avrebbe potuto sfruttare i vantaggi della sua natura insulare e del basso livello di contagio del virus, ma non lo sta facendo. Noi abbiamo mantenuto con la Regione le interlocuzioni aperte per mesi, le azioni da intraprendere erano chiare: se non si scongiurerà il disastro completo non c'è alcun dubbio su dove ricercare le responsabilità di questo flop annunciato».

Intanto il consigliere regionale di LeU Eugenio Lai in un'interrogazione denuncia il ritardo del bando «che dovrebbe individuare i soggetti chiamati a promuovere l'Isola a livello internazionale, pubblicato dall'assessorato il 3 luglio, con scadenza il 12», cioè domani.

La risposta - L'assessore Chessa ribatte: «Un flop? Una lettura del tutto errata. La situazione del resto d'Italia è ben peggiore. La Sardegna un mese fa è partita da zero, e oggi si può dire che alla fine recupereremo circa il 50%. Se nel 2019 le presenze sono state 15 milioni, quest'anno stimiamo un bilancio finale di 6/7 milioni».

Prosegue: «Quello che dice Paolo Manca non fa bene all'Isola. Perché dà soltanto dati negativi? Io so che tanti resort hanno il pienone, ognuno si fa la sua pubblicità e conta sul last minute. Poi so perfettamente che gli stranieri non ci sono, come dappertutto, purtroppo si registra ancora un diffuso terrore di viaggiare, di prendere un aereo».

La promozione - Detto questo, l'assessore annuncia che «la settimana prossima partirà una campagna istituzionale per il mercato interno, sui media locali. Poi un'altra grossa campagna sui social, con un target di 14 Paesi e 20 milioni di persone, che coinvolge anche il Cagliari Calcio e la Dinamo. Dal 26 giugno è decollata quella negli scali nazionali. I soldi vanno spesi al momento giusto, prima non avrebbe avuto senso dato che era tutto chiuso». Per quanto riguarda la destagionalizzazione, «ho spostato diversi eventi sportivi a settembre, ottobre e novembre, dal campionato di padel a quello di calcio giovanile, dal ciclismo all'Ironman. E faremo anche un bando veloce della legge 7 per le manifestazioni culturali». Insomma, conclude Chessa, «era tutto perso, invece stiamo trasformando una tragedia in un'enorme opportunità per ripartire. Sto anche lavorando per il 2021, per un piano di rinascita del turismo. Alla fine piangeranno le altre regioni, invece la Sardegna sorriderà».

Cristina Cossu

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