Prima è stata necessaria la rinuncia al “superfluo”, ai viaggi e alle vacanze, a un vestito nuovo o a un paio di scarpe, oppure a una cena in ristorante e alla palestra. Poi, dato che i conti non quadrano mai, tra mutuo, bollette, benzina, tasse e visite mediche, le famiglie sono arrivate a tagliare sulla spesa, a ridurre quantità e qualità del cibo acquistato. Così, anche chi fino a qualche tempo fa riusciva a farcela, il ceto medio con stipendio fisso, adesso scivola pian piano verso la povertà alimentare, cioè l’impossibilità di fare pasti equilibrati e nutrienti.

Il sovraindebitamento

«Moltissime persone, per risparmiare, stanno andando a comprare nei discount, ma non basta comunque, tirano la cinghia da tutte le parti, ma non riescono ad arrivare a fine mese», dice Mauro Carta, presidente regionale delle Acli. «Noi abbiamo attivato lo sportello sul sovraindebitamento, cioè offriamo consigli alle famiglie che hanno troppe cose da pagare, e la quantità di gente che viene a chiedere aiuto è veramente spaventosa».

I dati

I numeri diffusi dall’Istat nei giorni scorsi descrivono un quadro nero. Nel 2022 è aumentata la quota di chi dichiara di aver limitato la spesa per cibo (dal 24,4% al 29,5%), bevande (dal 29,6% al 33,3%) e beni e servizi per la cura e l’igiene personale (dal 31,7% al 35,6%). 

I servizi sociali

Marco Camboni, assessore ai Servizi sociali di Quartu, spiega che «prima negli elenchi comunali c’erano sempre gli stessi nomi di indigenti, ora invece c’è un incremento esponenziale di famiglie in difficoltà, persone che, diciamo così, non hanno un passato assistenzialistico, che si sono avvicinate a chiedere aiuto oppure le abbiamo intercettate noi, perché in molti casi provano vergogna».

Le parrocchie

Don Giorgio Fois, sacerdote a Iglesias, racconta che «le famiglie sono sempre più in crisi, e purtroppo molti vanno anche a rubare per fame. Con le parrocchie e la Caritas abbiamo creato una specie di consorzio, l’Emporio della solidarietà, un supermarket dove la gente può andare a fare la spesa, hanno i punti, e possono comprare cose di prima necessità».

Cristina Cossu

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