L’export sardo è in caduta libera. L’ultimo trimestre 2023 fa registrare un crollo del 24%, il valore complessivo dei prodotti dell’Isola venduti all’estero è passato da 8,98 a 6,8 miliardi. Un calo di oltre due miliardi di euro.

È quanto emerge da un dossier del Centro Studi della Cna Sardegna. Il settore chimico farmaceutico è crollato (-33%, da 263 a 177 milioni), tengono i prodotti in metallo (+7,6% rispetto al 2022) e l’agroalimentare (+4,7%, 245,8 milioni contro i 234 del 2022).

Nell’agroalimentare molto bene i prodotti lattiero-caseari (+9,8% nel 2023, +3,3% nel primo trimestre 2024) e l’olio, che ha chiuso il 2023 con un ottimo +12,2%, superando i 6,7 milioni. L’industria vinicola ha perso il 6,3% ma è in ripresa nel primo trimestre 2024 (+6,5%). Pecorino e dolce sardo: nel 2023 si registra un +9% nel valore dell’export, frutto dell’aumento dei prezzi, perché le quantità vendute in chili fanno rilevare un calo del 5,4%.

Il dossier del Cna analizza anche le prospettive dell’anno in corso, che appaiono migliori visto che l’export è cresciuto dell’8,9% nel primo trimestre. Ma al netto del settore della raffinazione petrolifera (che è in ripresa, +11% rispetto al 2023, e rappresenta oltre l’80% del totale) il dato complessivo è negativo (-1,3%). Nel primo trimestre 2024 crescono agroalimentare e industria chimica (+6,1% e +21,5%), male la manifattura metallurgica (-29,6%).

«Occorre - commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna - una strategia industriale e coerenti politiche pubbliche di medio e lungo periodo per innalzare la specializzazione e la capacità competitiva della nostra economia, potenziando le filiere produttive, orientando gli investimenti su innovazione, capitale umano, processi aggregativi».

(Unioneonline)

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