Dopo l'annuncio del coinvolgimento di Fiat Chrysler e le dichiarazioni di Sergio Marchionne che difende l'operato di Fca, si è aperta un nuova indagine sul cosiddetto "dieselgate".

La procura di Parigi ha reso noto che tre giudici francesi hanno aperto un'inchiesta sui dispositivi impiegati dalla casa automobilistica Renault per controllare le emissioni dei suoi motori diesel.

Il sospetto è che possano essere truccati.

Non si sono fatte attendere le reazioni della Borsa, dove il titolo della società francese registra pesanti cali.

Dopo lo scandalo Volkswagen del 2015, una commissione indipendente di esperti aveva constatato che era stato sforato in modo rilevante il limite massimo di emissioni inquinanti su alcuni veicoli diesel venduti in Francia da diversi costruttori, tra cui figura anche Renault.

Preso atto delle indagini della procura, l'azienda ha precisato che le sue vetture "non sono dotate di software per ingannare i dispositivi di controllo delle emissioni".

"Tutti i veicoli Renault sono stati omologati a norma di legge e di regolamento", afferma la casa automobilistica, ricordando di aver comunque presentato al comitato tecnico indipendente - nel marzo 2016 - un piano globale per ridurre le emissioni di ossido di azoto dei propri veicoli diesel Euro 6b. Un piano che "è stato ritenuto trasparente, credibile e soddisfacente".
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