Una gestione «scriteriata e incontrollata dell’intelligenza artificiale e dell’uso distorto dell’automazione dei processi nelle attività economiche e nell’occupazione» potrebbe avere in Sardegna un impatto «devastante».

È quanto emerge da un dossier di Confartigianato, secondo cui le professioni esposte sono oltre 170, con 109mila aziende e 310mila addetti a rischio nella sola Isola.

L’associazione parla di «rischio medio-alto» per tre quarti delle imprese sarde e per 9 aziende artigiane su 10. Tra i lavoratori, il rischio elevato impatta per 4 dipendenti su 5, mentre per quelli artigiani la percentuale sale addirittura al 98%.

Quello di Confartigianato tuttavia non è un attacco all’intelligenza artificiale che, «se gestita in modo oculato, potrebbe rappresentare una grande opportunità di crescita e cambiamento».

Dal dossier emerge che il 25,2% delle imprese sarde (quinto posto in Italia) ricorre a investimenti indirizzati all'utilizzo di big data per cogliere informazioni sui mercati. Il 68,1% ha effettuato investimenti digitali per adeguare le competenze mentre solo il 34,6% dei dipendenti ha seguito attività di formazione sulla digitalizzazione. Infine, solo il 13,5% è alla costante ricerca di personale con profilo Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics).

In questo momenti l’AI nelle piccole imprese viene usata per la manutenzione predittiva o il controllo qualità della produzione (30,4%), per marketing e vendite (24,1%), sicurezza informatica (21,1%) e organizzazione dei processi di amministrazione aziendale (16,6%). Si usa meno per funzioni di logistica (10,3%), gestione delle risorse umane (5,8%).

(Unioneonline/L)

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