Dal whiskey "Cosa nostra", con tanto di bottiglia a forma di mitra, al vino Talha Mafia fino al caffè Mafiozzo: è allarme, nell’agroalimentare italiano, per il cibo "padrino-style", con milioni di euro di giro d'affari generati dall'uso di nomi legati alla criminalità.

A denunciarlo sono Coldiretti e Filiera Italia che scendono in piazza a Palermo dove è stata esposta per la prima volta un'inquietante "collezione" dei più scandalosi prodotti agroalimentari venduti nel mondo con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di malavita organizzata a danno dell'immagine del Paese.

In Bulgaria si beve il caffè "Mafiozzo" - denuncia Coldiretti - stile italiano, invece gli snack "Chilli Mafia" si possono comprare in Gran Bretagna, mentre in Germania si trovano le spezie "Palermo Mafia shooting", a Bruxelles c'è la salsa "SauceMaffia" per condire le patatine e la "SauceMaffioso", mentre in America, nel Missouri, si vende la salsa "Wicked Cosa Nostra". Su internet, continua la Coldiretti, è poi possibile acquistare il libro di ricette "The mafia cookbook" o comprare caramelle sul portale “Candy Mafia”.

Al gravissimo danno di immagine del “mafia marketing” si aggiunge la beffa dello sfruttamento economico del Made in Italy in una situazione in cui la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari italiani solo nell'agroalimentare ha ormai superato i 120 miliardi di euro, quasi il doppio delle esportazioni, e che costa all'Italia trecentomila posti di lavoro, secondo una analisi della Coldiretti.

Lo sfruttamento di nomi che richiamano la mafia è un business che provoca un pesante danno di immagine al Made in Italy sfruttando - conclude Ettore Prandini presidente della Coldiretti - gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose, banalizzando, fin quasi a normalizzarlo, un fenomeno che ha portato dolore e lutti lungo tutto il Paese".

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata