Il mondo delle campagne è in fermento e gli agricoltori sardi sono sul piede di guerra. Diversi comparti sono “allo stremo con costi di produzione ed energetici che stanno costringendo alla chiusura le aziende agricole”. Coldiretti Sardegna avvia la mobilitazione e chiama a raccolta il settore ortofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo, apistico e i Consorzi di Bonifica convocando per lunedì prossimo, 10 ottobre alle 10.45, una riunione nella Fiera a Cagliari. Il settore è allo stremo, sostengono da via Sassari, con costi di produzione ed energetici che stanno costringendo alla chiusura numerose aziende agricole.

Se va bene si lavora in pareggio

“Quando va bene si lavora in pareggio con malattie e calamità in agguato come una spada di Damocle che portano irrimediabilmente i conti in rosso, con la burocrazia dei ristori che a quel punto darebbe il colpo di grazie definitivo producendo solo carte e illusioni”.

Gli aumenti dei costi di produzione non seguiti da quelli alla vendita del prodotto finito rischiano di far chiudere tantissime aziende.  

Frutteti: costi aumentati del 60%

Secondo i dati dell’organizzazione di categoria produrre un ettaro di un frutteto o di ortive oggi è proibitivo con costi cresciuti in media del 60–70%. “A contenere i costi è la manodopera, di solito familiare, altrimenti dovremmo lasciare le terre incolte”, spiega Luigi Podda, frutticoltore di San Sperate.

Pomodoro: spese uguali a incassi

Stesso tono a Barisardo per i pomodori: “Oggi produrre pomodoro in serra non conviene. Se tutto va bene vai in pareggio con condizioni di lavoro al limite del possibile, se poi, come succede spesso, vai incontro a delle malattie allora sei in perdita” denuncia Alessandro Melis.

Anche “per il pomodoro in pieno campo da industria i costi sono in media di 10mila euro ad ettaro per incassare a prodotto finito 10mila euro” dice Giuseppe Onnis di Samassi.

Carciofi

Qualche margine rimane per i carciofi dove i costi di produzione sono cresciuti all’inverosimile con diversi fattori da tenere in considerazione ma con una premessa: “Se il terreno non ricade nel Consorzio di Bonifica che ti consente di abbattere i costi dell’acqua non conviene coltivarlo. L’acqua è fondamentale per il carciofo e se dovessi utilizzare le pompe le spese sarebbero insostenibili”.

Api e vigne senza sostegno

Sono gli stessi problemi anche per gli altri settori come quello apistico, fondamentale ma dimenticato, o quello vitivinicolo, eccellenza sarda ma che non ha il sostegno delle istituzioni e adesso si trova dopo la pandemia a combattere con costi di produzione altissimi (la vendemmia secondo le stime Coldiretti costa + 35%).

Cereali, guadagni al limite

Per i cerealicoltori i conti non cambiano. “Coltivare un ettaro di grano costa intorno ai 1200–1300 euro con guadagni simili ma con l’incognita di un prezzo del grano esposto alle speculazioni e quindi incontrollabile” è l’amara analisi di Salvatore Pau di Sanluri, beffato insieme ai colleghi dalla misura sulle filiere con fondi insufficienti per coprire le domande, sempre di meno tra l'altro visto che molti rinunciano alla coltivazione del grano. Eppure la guerra in Ucraina ci ha fatto capire quanto sia importante questo prodotto e quanto lo sia produrlo in casa”.

Non solo “siamo considerati alla stregua di agricoltori di serie B da Stato e Regione – è la denuncia -, ci sentiamo abbandonati perché per noi o non sono previsti interventi, oppure se si stanziano dei fondi per i ristori per calamità naturali, caro prezzi o altro, questi a parte le carte e le illusioni non arrivano mai: ci sono 50 milioni fermi. Quelli per la siccità del 2017 la stiamo ancora attendendo e sono trascorsi cinque anni, così come i 20 milioni promessi per il caro prezzi che dovranno essere inseriti nella Omnibus".

Acqua, anche i Consorzi di bonifica sono allo stremo

All’assemblea saranno presenti anche i Consorzi di Bonifica soffocati dai costi dell’energia e sull’orlo del baratro per i ritardi cronici della Regione nell’erogazione.

“Non possiamo assistere passivi all’abbandono delle terre e alla scomparsa di eccellenze simbolo del nostro patrimonio agroalimentare e con loro alla chiusura di tantissime aziende – afferma Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna che lunedì sarà a Cagliari con i vertici regionali dell’organizzazione e gli agricoltori -. È paradossale che in un momento in cui la guerra ci ha messa davanti agli occhi la debolezza di chi dipende dall’estero e dalle importazioni di cibo rischiamo di perdere gli agricoltori. Lunedì oltre a fare una analisi dei settori presenteremo la class action per i mancati ristori in particolare della siccità del 2017”.

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