Dal carcere ad un luogo dove la libertà si riconquista stando a contatto con gli animali. E se l'alternativa per i detenuti è una fattoria didattica, il percorso di rieducazione e di reinserimento sociale e lavorativo è garantito.

Il progetto, esempio di buone prassi, è la nuova missione di don Gaetano Galia, sacerdote salesiano, psicopedagogista e direttore della comunità per l'accoglienza di detenuti "Don Muntoni", nella località di San Giorgio a Sassari. Proprio in quell'area la fattoria didattica ha preso forma, un modo per dare concretezza alla finalità riabilitativa dei detenuti, un'opportunità per 15 giovani che si preparano a fare da guida ai bambini, veri fruitori delle social care farm.

E come nell'arca di Noè, nella fattoria di don Galia hanno fatto il loro ingresso 50 galline, tre cani e altrettanti gatti, due oche, due faraone e due conigli, tutti che attendono l'arrivo dell'asinello sardo, la vera attrattiva dell'azienda agricola.

Ora per poter partire si aspetta soltanto la fine delle restrizioni anti-Covid.

"Il nostro intento è quello di far avvicinare le scuole e i bambini e soprattutto di far diventare la fattoria come luogo di terapia per i detenuti - spiega don Gaetano Galia - perché la cura degli animali è una forma di recupero per le persone, attraverso l'impegno, il sacrificio e la relazione".

All'interno della comunità per i detenuti presieduta da Luciano Piras, ci lavorano anche quattro suore delle "Poverelle" di Bergamo. Operano a continuo contatto con i giovani impegnati la mattina in attività lavorative riabilitative, nella fase di transito tra il carcere e la società esterna. "Sono contratti part time, - aggiunge don Galia - un modo per acquisire un po' di risorse per potersi affittare una casa e per ripartire in autonomia".
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