I leader islamici iraniani avevano già avvertito che l'inglese, soprattutto se imparato in giovane età, avrebbe aperto il cammino all'"invasione culturale dell'Occidente". Ora questa preoccupazione si è concretizzata nella proibizione di insegnarlo come lingua straniera nelle scuole primarie di tutto il Paese.

"Insegnare l'inglese nelle scuole elementari governative e non governative nel curriculum ufficiale è contrario alle leggi e alle regole", ha dichiarato Mehdi Navid-Adham, capo del Consiglio superiore dell'istruzione, alla televisione pubblica iraniana. "Il presupposto è che il fondamento della cultura iraniana risiede nell'istruzione primaria", ha aggiunto, puntualizzando che anche le lezioni di inglese extra-curricolari potrebbero essere vietate.

In Iran, l'insegnamento dell'inglese inizia generalmente attorno ai 12 anni, alla scuola media, ma sono ormai numerose le scuole elementari che offrono dei corsi ad hoc. Non solo: sono infatti numerosi i piccoli che frequentano istituti privati di lingua in orario extrascolastico, e le lezioni possono iniziare già dalla scuola materna.

Già in passato i leader islamici, fra cui l'Ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell'Iran (la più alta carica istituzionale del Paese) avevano espresso il loro sdegno per l’insegnamento dell’inglese ai più piccoli, mettendo in guardia dai pericoli di una "invasione culturale".

La decisione di questi giorni pare possa essere una prima risposta dei leader iraniani all'ondata di proteste che ha messo il paese sotto scacco nell'ultima settimana e che, secondo le autorità, sarebbe stata orchestrata dai "nemici stranieri".

(Unioneonline/v.l.)
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