“Il peso della felicità. I miei sedici anni tra anoressia e bulimia”
La storia vera di un’adolescente e dei suoi disturbi alimentari
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
“Quando ho deciso di non mangiare più? Non saprei dire una data precisa, ma ora come ora vorrei tanto averlo scritto a caratteri cubitali sul calendario: ELENA NON MANGIA PIÙ. Magari riuscirei a risalire al perché io ho cominciato […] so solo che mi guardavo spesso allo specchio, più delle mie amiche […] una cosa è certa: io mi vedevo grassa. Volevo che mi sporgessero le ossa, volevo poterle toccare”.
Si apre così il racconto di Elena, una sedicenne liceale, che, gradualmente, comincia a sviluppare un’ossessione per la dieta e per le calorie: “Ma avevo un pensiero che continuava a ronzarmi nella testa: dovevo dimagrire, perché così sarei stata più bella, e tutti lo avrebbero notato”. Di settimana in settimana, prende a mangiare sempre meno, nasconde il cibo davanti ai genitori e aumenta l’esercizio fisico per perdere calorie. Elena, però, è anche autolesionista: “Mi tagliavo con la lametta di un temperino: mi sembrava potesse alleviare quel macigno sullo stomaco che avevo iniziato a sentire con l’inizio dell’adolescenza. Prima pochi tagli, poi sempre di più, uno sopra l’altro”.
L’ossessione per le calorie diventa un pensiero fisso: a scuola e nel tragitto verso casa: “Le giornate passavano così, tutte uguali. I capelli cadevano a manciate, ero piena di lividi e la fame cresceva”. La vocina dentro la sua testa la induce a dimagrire, e anche quando le sue ossa cominciano a sporgere, la vocina le ricorda che è grassa. A scuola, inizia a isolarsi dagli amici e dai compagni, passando il suo tempo a guardare foto di ragazze magrissime sul cellulare. Elena più perde peso e più si sente potente.
“Ogni giorno piangevo, urlavo e tiravo pugni ai muri. Non volevo uscire, trattavo i miei amici come fossero sconosciuti. E, come se non bastasse, avevo cominciato dei veri e propri digiuni: solo quando stavo per svenire, allora mangiavo una caramella alla menta”.
Elena fa fatica a riconoscere di avere un problema, non accetta che le dicano che è magra, quando la sua vocina le continua a urlare che è grassa. Finisce per essere ricoverata in psichiatria, ma anche là rifiuta il cibo, per poi essere costretta alla flebo e al sondino. Quando scopre che può mangiare e vomitare, cade nella bulimia, fino a quando non verrà ricoverata in un centro per disturbi alimentari e solo allora prenderà consapevolezza del suo disturbo.
“Il peso della felicità” è un romanzo autobiografico, scritto da Cobainsbaby, ed edito da Mondadori.
In questo romanzo, si può cogliere una delle problematiche più diffuse tra le adolescenti che fanno i conti con la propria immagine corporea e con il desiderio di magrezza, per conformarsi ai modelli femminili proposti dalla società, che eguagliano la magrezza alla bellezza. Tale desiderio, come accade alla protagonista, può divenire una vera e propria ossessione, fino a sfociare in un disturbo del comportamento alimentare. L’anoressia nervosa che la protagonista del libro manifesta, comporta un controllo ossessivo delle calorie, un’attività fisica eccessiva, la costante paura di acquisire peso e un’alterata percezione della propria immagine corporea. Nel caso specifico di Elena, il disturbo alimentare ha avuto ricadute nella bulimia, col vomito autoindotto, ed è sfociata in uno stato depressivo che ha implicato il ritiro sociale della protagonista, la perdita di concentrazione e i gesti autolesionistici.
In questo romanzo, si possono cogliere i segnali anticipatori del disturbo del comportamento alimentare e il suo decorso insidioso, che incontra diverse ricadute. Ecco perché la storia della giovane Elena può diventare uno strumento di prevenzione e di aiuto per le tante adolescenti che si trovano in questa condizione e che non hanno consapevolezza del disturbo.
Daniela Frigau