“L a tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese insieme si chiamano verità”. Di Dostoevskij salvo il finale, ma non la possibilità che l’una e l’altra possano andare a braccetto. La satira è il venticello che sbertuccia il potere, la tragedia è la tempesta che distrugge donne e uomini, bambini e anziani: è la morte che chiede rispetto per chi se ne va e per chi resta. Della pietas di Enea che si carica sulle spalle il vecchio padre Anchise e il figlio Ascanio oggi cosa resta? I selfie scattati davanti alla bara di Maurizio Costanzo o il provvedimento di un giudice di Crotone dall’incipit stonato di fronte ai poveri corpi in fuga dalle loro terre come il personaggio dell’Eneide dalla città in fiamme? Cosa insegna di questi tempi la pietas romana? Poco o niente di quello stato d’animo di cui oggi abbiamo molto bisogno e che si può tradurre in una parola: rispetto. “In attesa dell’atteso ed osannato turismo crocieristico, l’Italia per alcuni giorni scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone…”. Al magistrato di Crotone si chiedeva la convalida del fermo dei due presunti scafisti nel naufragio di domenica, senza “crociere” bandite dalle circostanze. Nient’altro. Il Paese pretende chiarezza a chi in Parlamento è tenuta a darla e giustizia a chi è chiamato ad amministrarla. L’una e l’altra, sono dovute.

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