U n vizio maledetto dell’informazione è il paternalismo verso le persone avanti con l’età: a leggere i giornali sembra che essere rimasti vivi dopo una certa soglia anagrafica sia una stramberia, una debolezza della quale si può sorridere con indulgenza. Un tipo che arriva a 99 anni, e magari ha una vita che è un romanzo di lutti e di gioie, di spaventi e di risate, se riesce ancora a ricordare il proprio nome e a camminare diventa subito “l’arzillo nonnino”. O più esattamente “l’arzillo nonnino dalla memoria di ferro, che fa una vita regolare come un orologio ma non rinuncia a mezzo bicchiere di quello buono”. Questo però vale se il tipo abita in un piccolo centro di provincia e ha un curriculum poco trendy, magari per vivere zappava o faceva il guardiano. In caso contrario cambia tutto e sul paternalismo prevale il classismo: l’ottantenne Mattarella non sarà mai arzillo e Draghi - che non è un adolescente, ha 73 anni - non sarà mai “l’anziano leader” ma sempre e solo “l’autorevole premier”. Invece la sventurata che un arzillo tabaccaio ha derubato del Gratta e vinci da mezzo milione, che ha 69 anni, nei titoli non è quasi mai “la donna” o “la signora” ma “l’anziana”. Così fa più pena.

(Che poi molto probabilmente riuscirà a recuperare la vincita, non fa la prima ministra ed è pure di Napoli: che sarà mai se le neghiamo due spiccioli di cortesia?)

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