I l 5 maggio ci ha riportato al “Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro”, ode di Alessandro Manzoni a onore e gloria delle vicende umane di Napoleone recitata con annoiata tiritera da generazioni di studenti. Abbiamo anche scoperto che da ben 15 anni nello stesso giorno cade la giornata mondiale del “lavaggio delle mani”. Sotto pandemia i virologi ci chiedono di abbondare con l'acqua e sapone, il che fa presuppore che la pratica in tempi normali lasci a desiderare. Attenzione, il lavaggio non deve ridursi a una semplice sciacquatina ma è un'arte che richiede una costante applicazione e una cura assoluta: 12 mosse per 60 secondi se eseguita con scrupolo. La raccomandazione a milioni di persone che con l'acqua innaffiano i giardini, si dissetano e, quando Abbanoa non sigilla il contatore, non solo si lavano le mani ma si fanno pure la doccia, è sembrata scontata quasi quanto l'attaccamento ultratrentennale alla poltrona di Pier Ferdinando Casini e il lacrimatoio di Barbara D'Urso. L'Oms solo il 10 marzo, finalmente preoccupata per la “severità del nuovo virus”, ha dichiarato: pandemia. Quindi? “Siamo impegnati in un lotta che può essere vinta se facciamo le cose giuste”. Ovvero: laviamoci le mani. Chi con l'acqua del rubinetto chi con quella di Pilato.

ANTONIO MASALA
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