L’auricolare
P rimo pomeriggio in un ufficio postale cagliaritano. Oltre ai tanti clienti in statica e silenziosa attesa ci sono due tipi che vanno su e giù. Uno è un tipone che parla al telefono e intanto cammina un po’ a casaccio. Non parla a voce molto alta e non fa quella cosa pessima di mettere l’interlocutore in viva voce, ma la corporatura massiccia e l’ampiezza della falcata gli danno un’aria da padrone della tanca. L’altro è un tipetto dall’aria ansiosa, fa sempre lo stesso percorso freneticamente e ogni tanto borbotta o sospira. Forse ha un guaio grosso, oppure ha poca tenuta emotiva o un problema simile.
I clienti quasi non degnano il primo di un’occhiata, invece sul secondo si appuntano molti sguardi infastiditi e ostili. Qualunque gruppo di estranei, provvisoriamente radunato da un motivo occasionale, vive con grande nervosismo ogni manifestazione emotiva sopra le righe da parte di un suo appartenente, soprattutto se denota una difficoltà.
Se soffrite di un disagio che vi impedisce di gestire l’ansia in modo conformista, o se ne soffre una persona a voi vicina, il consiglio è tenere sempre un auricolare a un orecchio. Se dovesse sfuggire un borbottio o un soliloquio, anche incoerente, sembrerà che stiate parlando di affari vostri al telefono. E da noi un maleducato gode di un prestigio sociale infinitamente superiore rispetto a quello di un fragile.