A chi dobbiamo credere? Un tempo non c’era da discutere: l’ha detto la televisione, l’ha predicato il parroco. Oggi l’assoluto è relativo. Quando Berta smise di filare, i partiti sfilarono la Rai e al prete che se la tirava giocando tra sardo, italiano e latino non restò che riflettersi nella foto col maresciallo, il medico e il maestro elementare. Oggi a “lo ha detto la televisione” si aggiungono “l’ho letto su Internet”, l’hanno scritto su Facebook e pure su Twitter. Perde quota Giorgia Meloni e persino Papa Francesco è voce di colui che grida nel deserto anche quando invita i pastori a limitare i sermoni a cinque-sei minuti altrimenti è la solita tiritera all’infinito che rischia di annunciare “la Messa è finita” ai chierichetti e a dodici apostoli. Il cardinale Mueller, prefetto emerito per la Congregazione della dottrina della fede, sostiene che il Papa è “attorniato dal cerchio magico” composto da persone teologicamente debolucce che impedirebbe a Bergoglio di vedere le cose come stanno. O che stanno bene al cardinale? E aggiunge: “Le restrizioni del Papa alle messe in latino sono state un’imprudenza”. Eminenza, tra chi sa di greco e di latino e la vecchietta che si univa al coro “procedentis ab utroque”, con il suo latinorum “procededdos a ogus trotos” (maialetti a occhi storti) oggi Gesù non avrebbe dubbi: la vecchietta.

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