Il senso falsato
Caffè Scorretto
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Q uando la metastasi invase il corpo elefantiaco dell’Urss raggiungendone gli arti periferici anche il Pci fu colpito da quel male incurabile. E si disfece. Ma solo apparentemente. Con astuzia si affidò a un chirurgo plastico per rifarsi i connotati e poter falsificare la carta d’identità. Tra i segni di riconoscimento uno era lo sguardo fisso a sinistra, l’altro le stimmate democratiche. Che comparvero in tutte le tre trasformazioni: Pds, Ds, Pd. L’uso della parola democratico in area comunista o della sinistra radicale ha una connotazione minacciosa. Rimandava, proprio in quei giorni, all’appena crollata Repubblica democratica tedesca dove per quarant’anni infierì una ferrea dittatura comunista. Era in vigore, e oggi è tornato in auge, l’aggettivo democratico; ma con senso falsato. Lo usano tutti i collettivi dei compagni, che tolgono la parola a chi la pensa diversamente da loro. Hanno coniato la locuzione “rivoluzione democratica”, passaggio obbligato verso la “democrazia perfetta”, che laddove è stata instaurata ha sfoderato l’arma del terrore indiscriminato. Chi è liberale di mente e di cuore rifiuta la mistificazione delle parole: massimamente dell’aggettivo democratico se usato come schermo per commettere abusi e torture. Il suo uso distorto -non a caso pensiamo a Maurizio Landini- è violenza verbale. Che sta all’origine di tutte le violenze.