S e non ci fosse stato lo sbarramento del quorum l’affluenza alle urne sarebbe stata alta. Lo dice la logica del senno di poi. I partiti del sì e quelli del no si sarebbero confrontati fino allo scontro. Troppo alto, per gli uni e per gli altri, il rischio di perdere per un pugno di voti. Enrico Letta, Conte e la sinistra sparsa avrebbero incitato le loro truppe a combattere, non a disertare. Luciana Littizzetto, l’eroina del cabaret della Tv di Stato, non avrebbe esortato tutti ad andare al mare; anzi: secondo gli ordini di scuderia avrebbe trovato una battuta più o meno greve del suo repertorio per indurre a preferire la cabina del seggio a quella balneare. Se per decidere fosse bastata una qualunque percentuale di elettori, molti, da destra e da sinistra, dal centro e dalla periferia sarebbero andati alle urne. Ne sarebbe scaturita una competizione vera, non simulata come quella alla quale abbiamo assistito. L’intreccio perverso tra la schiera dei magistrati politicizzati e alcuni partiti ora si rafforzerà. Per paura di finire sotto attacco giudiziario nessun parlamentare prenderà iniziative per dipanarlo. Nessuno si azzarderà a fare la prima mossa: come ti muovi ti fulmino. «Per avere paura dei magistrati non è necessario essere colpevoli», ha sentenziato J. Luis Borgers. Triste ma vero.

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