D evo una risposta a chi mi ha chiesto, anche ripetutamente, perché quando scrivo di Conte Giuseppe antepongo ostentatamente il cognome al nome, come si usa con un coscritto ovvero un soldato di leva appena arruolato. Nel caso specifico si tratta di leva politica e di un coscritto dell’esercito dei coleotteri elevato, per volere della truppa, al grado di generale. Roba da basso impero romano. Spiego che, con quella mia pignolaggine, intendo distinguerlo da Giuseppe Conte, una colonna portante della letteratura italiana contemporanea: scrittore, poeta, librettista, drammaturgo, traduttore e critico letterario. Un intellettuale a tutto tondo. Tra i due, come è chiaro, niente in comune. Se non quel dato anagrafico. Ritengo che evidenziando pubblicamente questa distinzione il Conte Giuseppe scaccerà la tentazione, in lui congenita, di vantare qualità e doti intellettuali che non gli appartengono. Un vizietto che Beppe Grillo ha scoperto dopo esserselo messo in seno come fece Cleopatra con un aspide. Troppo tardi. Il comico-politico, o il politico-comico, ora accusa sintomi di avvelenamento e vaga senza fissa dimora. Il leguleio di Volturara Appula lo ha sfrattato. Imitando il paguro bernardo, piccolo crostaceo dal ventre molle che occupa abusivamente le conchiglie altrui, il paguro Giuseppe ha occupato il covile del Grillo. Mai fidarsi dei paguri.

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