Il migrante Renzi
Renzi bussa a Pd. Come gli scommettitori fanno a “trentuno”, un gioco di carte che consente di puntare anche piccole somme di denaro. I “bussanti” battono con le nocche sul tavolo qualunque sia il punteggio raggranellato. Come ha fatto Matteo, che ha puntato tutte le piccole somme di voti racimolati nell’ultima vendemmia elettorale. Con quel gruzzolo in tasca ha “bussato”. Schlein, nonostante gli abbracci e i sorrisi, per ora non ha aperto l’uscio. Eppure il momento sembra opportuno. Il campo largo si allarga sempre più, quindi c’è ancora spazio per accogliere i migranti politici fuggiti, in cerca di fortuna, dalle lande aride dei loro partitini. Renzi ha ancora estimatori nel Pd dove da capo assoluto spadroneggiò e rottamò. Ora vuole rientrarvi, ma c’è un ostacolo: il Pd ha stretto un patto, scellerato per entrambi, con quel bel tomo di Conte Giuseppe, che non si sa bene quale fase attraversi della sua continua metamorfosi. Crede che senza di lui il campo largo diventerebbe un cortile. E forse ha ragione. Perciò ha barbugliato: o io o lui. A Renzi resta comunque un’altra possibilità: farsi passare per migrante naufrago. Schlein, che i migranti li ama, non potrà negargli l’accoglienza: correndo però il rischio mortale che Matteo, una volta accolto, sussurrandole suadente «stai serena Elly, stai serena», le sfili la poltrona da sotto i blue jeans.