A rieccolo Renato Brunetta, mezzo ginger e tutto gas. Basta un accenno alla burocrazia per vederlo esplodere. Dodici anni fa al Ministero della pubblica amministrazione mise tutti in fila. Un ricordo che non muore: lavorare, lavorare, lavorare. Trasparenza, trasparenza. Via i fannulloni e premi agli sgobboni. In piazza le pagelle e, giurava, ne vedremo delle belle: tarantella e tremarella. “Brunetta il fantuttone” (copyright di Francesco Merlo) ritorna nel luogo che non lo vide felice e chissà se con lo stesso scudiscio che allora, in verità, aveva mostrato più che utilizzato. Mario Draghi, solenne come un monumento e più rigido del corazziere, gli ha tracciato il percorso: allertare, allineare, velocizzare, sfoltire e snellire la burocrazia di ogni ordine in vista del Recovery Fund. Giusto. Testa bassa e bocca chiusa: serietà. Per il ministro senza portafoglio è musica. Gli assenteisti cronici e quanti dietro la scrivania grande quanto San Siro si sentono eterni dei e ai cittadini rispondono quando e come gli gira, dovranno darsi una mossa. È giusto che Monsieur Travet abbia conoscenza delle sue prerogative contrattuali tra le quali è compreso il caffè, possibilmente non allungato, ma non la cacio e pepe.

ANTONIO MASALA
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