S i suda e si soffre. E si maledicono i cambiamenti climatici. La Terra ribolle sotto l’effetto del Niño, che innesca una reazione a catena. Si scalda l’Oceano Pacifico, poi l’Atlantico, poi l’Europa dove l’anticiclone delle Azzorre, al quale eravamo tanto affezionati, è stato sostituito dal cattivissimo anticiclone africano, soprannominato con nomi ogni volta più inquietanti: Annibale, Caronte, Cerbero e così via. Si susseguono gli allarmi di ambientalisti e studiosi. Il pianeta ha la febbre e gli avvenimenti climatici estremi sono una conseguenza. Abbiamo bucato lo strato di ozono, abbiamo impestato l’aria con l’anidride carbonica, distrutto le foreste, strozzato il mare con le microplastiche. Tutto vero. Ma se la Terra si è surriscaldata, se quest’estate è anomala, se queste temperature sono le più alte mai registrate, spiegatemi perché, come dice il professor Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, «la temperatura della Terra non è aumentata ma diminuita di 0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento climatico di una certa dimensione. Non siamo di fronte a un’esplosione della temperatura: è aumentata fino al 2000, da quel momento siamo rimasti costanti, anzi siamo scesi di 0,2 gradi». Sta a vedere che è solo estate.

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