A lla fine il Boss ha ceduto. Dopo altri mostri sacri come Paul Simon e Bob Dylan, anche Bruce Springsteen ha venduto in blocco i diritti sul suo repertorio in cambio di una cifra fantastica. E adesso quella di sfilarsi dalla mischia e godersi i soldi è la scelta che discografici e avvocati propongono con insistenza alla più nota delle popstar di casa nostra, Silvio Berlusconi, per dissuaderlo dal tour di sette anni nel quale vorrebbe imbarcarsi nonostante l’evidente probabilità di un flop.

È vero che questo grande interprete più che per i brani originali è conosciuto per le cover (“Azzurro”, ovviamente, ma soprattutto “Nessuno mi può giudicare”) e per le collaborazioni con i gruppi più significativi, dagli U2 ai P2. Eppure creazioni come l’orecchiabile “Mi consenta”, l’accattivante country di “Scendo in campo”, la ballata neomelodica “Il paese che amo” e la surreale “Cene eleganti” (incursione sperimentale nel dode/cafonico) continuano a macinare diritti. Magari non nella sofisticata Europa occidentale, ma di certo in patria e nello sconfinato mercato russo, un po’ come capita ad Al Bano e Toto Cutugno. Proprio la recente scelta di Springsteen, confidava ieri un suo ascoltato consigliere, potrebbe indurlo a considerare con interesse l’opzione: “In fondo, gli abbiamo detto, è il solo modo per far capire che resti il Boss”.

© Riproduzione riservata