P er Matteo Salvini il ponte sullo Stretto di Messina è un punto d’onore, costi quel che costi:14,5 miliardi più una decina di milioni per rimetter mano ai progetti. A conti fatti (per difetto) in 50 anni di soldi ne sono stati spesi millanta che tutta Sicilia canta, tra i 300 milioni già spesi senza piantarci nemmeno un chiodo e i miliardi per realizzarlo siamo intorno ai 15 miliardi. Cinque miliardi a chilometro, 5 milioni a metro. Salvo imprevisti, ampiamente previsti. Il leader della Lega che, con convinto accanimento terapeutico lo tiene in vita prevedendo il miracolo, ritiene l’opera strategica e di interesse prioritario per la Nazione: punti di vista, ma passi. Che sia anche “di grande attrazione turistica” come si vuol far credere ce ne corre, improbabile che la folla di turisti ai bronzi di Riace preferisca i piloni e la torre di 400 metri “unica al mondo”. Visto da sardo che si allunghi l’asfalto dello stivale da Messina a Villa San Giovanni, aspirazione legittima, fa solo notizia. Non pecchiamo d’invidia, siamo pure generosi ma sarebbe bene che lo Stato lo sia altrettanto con la Sardegna che, come Matteo Salvini sa, con i trasporti ha un problema mille volte più pesante dalla Sicilia. Il nostro ponte si chiama “continuità territoriale” che tradotto significa fare uno sconticino ai residenti per raggiungere l’Italia dei “continentali”.

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