Un anno fa, nell'ultimo giorno di riposo del Tour de France, la conferenza stampa dell'Astana a Konolfingen si svolse di fronte a quattro o cinque inviati italiani e un paio di stranieri. Fabio Aru era decimo in classifica a oltre 5'16" da Chris Froome.

Oggi sembra tutto cambiato, a parte il possessore della maglia gialla.

La sala dell'hotel Campanile, a Bergerac, dove Jacob Fuglsang e il suo capitano sardo convocano la stampa è strapiena. Tutti pensano la stessa cosa: il podio di Parigi se lo giocheranno il "keniano bianco" della Sky, il Cavaliere dei 4 Mori che in classifica lo segue a 18", il francese Romani Bardet e il colombiano Rigoberto Uran, entrambi a poco più di 50".

Gli altri sono staccati e questo era anche il motivo per cui i due Astana hanno collaborato con Froome nel finale di tappa domenica: "Un po' è stata tattica, un po' ordini dell'ammiraglia: dovevamo guadagnare su Quintana, Martin e Contador, tutti fortissimi".

Inevitabile che si parli di quello che Simon Yates ha definito "mossa sporca" e della presunta replica di Froome, con la "spallata": "Vorrei chiarire una cosa: è stato un gesto involontario", dice Fabio, "Froome mi ha chiesto scusa. Non so se qualcuno di voi ha mai fatto il Tour: c'è tanta gente, urla, due tre file. Lui ha sbandato e mi ha toccato. Non lo ha fatto volontariamente". E l'attacco? "Quando ho sentito alla radio che era in ritardo mi sono fermato. Volevamo attaccare da lontano; era già deciso e ci ho provato".

La gente, la confusione, il caos. Chi corre non ci pensa: "Siamo veramente molto concentrati, non ci accorgiamo quello che accade all'esterno. Percepisco il seguito che sto avendo, vedere le bandiere dalla Sardegna e da tutta Italia, non può che farmi piacere. Mancano due settimane e chissà che non si possano fare delle belle cose per la gente: loro sono l'essenza del ciclismo".

La classifica si è fatta molto promettente: "Siamo arrivati nella posizione migliore, possiamo essere molto soddisfatti. Ci sono state situazioni difficili in questo inizio di Tour: due abbandoni nella prima tappa, tante cadute e stress, perciò non abbiamo preso più rischi di quello che dovevamo. Io ho sempre corso tra i primi cercando di evitare le cadute: è sintomo di concentrazione".

Insomma, Aru punta a vincere il Tour? "Froome è molto forte, lo ha dimostrato, ma tante cose possono succedere. Lotteremo fino alla fine. Faremo la nostra tattica come sempre".

Arrivano le tappe pirenaiche: "Sinceramente non le conosco benissimo, penso che una tappa veramente difficile può essere anche quella di 100 km (la Saint Girons-Foix, venerdì, ndr ), proprio perché essendo così corta verrà affrontata ad altissime velocità", conclude Aru.

Carlo Alberto Melis
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