Un lavoro antico e faticoso, quello della pesca dei ricci, che può anche regalare una nuova occasione di riscatto volta a superare il passato e riprendere il controllo della propria vita.

Il "Clan dei ricciai", film documentario di Pietro Mereu, arriva giovedì 8 novembre in una presentazione d'eccezione a Torino nell’ambito di E-Visioni, rassegna cinematografica e teatrale dedicata alla difficile realtà delle carceri.

Organizzata dal Campus Luigi Einaudi con il Dipartimento di Giurisprudenza e il Museo della memoria carceraria di Saluzzo, l'iniziativa, giunta alla sesta edizione, propone quattro appuntamenti sino al 15 novembre con la possibilità, per gli spettatori, di recensire e valutare le opere proposte.

La doppia proiezione - a cui parteciperà lo stesso regista - prevede: alle 14.30 la visione del film ai detenuti della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno e alle 17 agli studenti di Giurisprudenza del professor Sarzotti, presidente di Antigone Piemonte e partner di LiberAzioni (un progetto dell'associazione finanziato da Axto Nord). Coordinano l'incontro con il pubblico Valentina Noya e Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti del Comune.

Il "Clan dei ricciai", realizzato con il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission e del Comune di Cagliari, si addentra tra i quartieri popolari e i mercati del capoluogo sardo, raccontando anche il carcere di Uta e l'ex struttura detentiva di Buon Cammino.

In 70 minuti Mereu racconta la vita, tatuata sul corpo e marchiata da anni di reclusione, di un piccolo gruppo di ex detenuti, Andrea, Massimo, Simone e Bruno, che hanno trovato il loro riscatto con la pesca dei ricci. E poi c'è Gesuino Banchero che ha 58 anni e che, dopo avere scontato la sua pena, da 38 anni fa questo lavoro con un chiosco per la vendita dei ricci e un banco al mercato di San Benedetto, a Cagliari.

Ad accompagnare le immagini le "Canzoni di malavita" di Joe Perrino.

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(Unioneonline/v.l.)
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