Un'ovazione, per Martin Scorsese, alla Festa del Cinema di Roma, la kermesse in corso nella Capitale e che ha conferito al regista americano il premio alla carriera 2018. Con una particolare menzione, come nelle parole di Paolo Taviani che ha consegnato il riconoscimento: "Scorsese fa parte di quei registi che con le loro opere ci insegnano a capire chi siamo".

Padre di una delle correnti cinematografiche più importanti della storia, la New Hollywood, il regista oggi 75enne ha ammesso di avere cercato i riferimenti per il suo cinema - che ha contribuito a cambiare completamente la settima arte negli Stati Uniti - nei capolavori italiani degli anni '50 e '60, rappresentati dai nomi di Rossellini, Antonioni, Pasolini, De Sica, Olmi, Germi, Rosi, Visconti e Fellini.

"Ho visto tutti questi film - ha raccontato Scorsese - nel giro di un paio d'anni, quando arrivarono a New York, e mi hanno letteralmente cambiato la vita: sono arrivati in un periodo per me molto formativo e mi hanno influenzato tantissimo. All'inizio non li pensavo neanche come film: li vedevo in tv, a casa, e mi apparivamo come stralci di vita vera".

Da "Ladri di biciclette" a "Roma città aperta", da "Il gattopardo" a "L'eclisse", il regista premio Oscar ha tessuto le lodi di un cinema che conosce alla perfezione.

"Accattone di Pier Paolo Pasolini - ha ricordato - fu un'esperienza molto potente. È stato il primo film in cui c'erano persone con le quali sono riuscito a identificarmi: le capivo, mi riconoscevo in loro. Di quel film poi mi colpì la santità: le persone di strada, ci dice, sono più vicine a Cristo di chiunque altro".

Umberto D. di Vittorio De Sica invece colpì Scorsese per l'idea di fare un film su una persona anziana. "Era la scelta giusta per mostrare quanto fossero cambiate le cose: quest'uomo è per strada, nessuno si prende cura di lui. Eppure pochi anni prima la società era diversa e le persone anziane venivano rispettate e prese in grande considerazione".

Fino ad arrivare a Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, che Scorsese definisce "un'esplosione di emozioni". "Quel film è tutto il contrario - spiega - di quello che ci insegnano in America, cioè di non mostrare mai i propri sentimenti. Ma quella madre che piange disperata era una figura che riconoscevo perché vivevo in casa con i miei nonni siciliani".

(Unioneonline/v.l.)
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