Nonostante paia non far parte dell’agenda politica relativa all’immediato presente, la questione “sbarchi” continua a fare notizia. Nella appena trascorsa domenica di Quaresima, le motovedette del Nucleo Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, hanno intercettato due barchini recanti a bordo circa 39 migranti, parrebbe di origine algerina, per i quali, fin dal momento del loro arrivo a terra nella nostra bella Isola, sarebbe stato disposto il trasferimento nel Centro di Prima Accoglienza di Monastir per essere ivi sottoposti alla doverosa misura della quarantena.

La circostanza, ad onor del vero, non è né nuova, né tanto meno eclatante se non nella sua dimensione di accadimento reale da rappresentare, giustamente, nei termini dell’informazione giornaliera. Tuttavia, e comunque, considerato l’interesse che notizie di siffatto tenore continuano a suscitare sul piano sociale, quella medesima circostanza ci impone di riflettere sull’ “imprinting” che il neo nominato e silenzioso Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, intenda conferire alla sua azione politica relativamente ad un tema tanto delicato, la cui gestione non può ammettere ambiguità di sorta, e/o peggio tentennamenti, e/o posizioni altalenanti ispirate, di volta in volta, dagli umori contrapposti della sua incerta maggioranza sinistrorsa “corretta” con accenni di malcelato “sovranismo” destrorso.

Tanto più, allorquando si voglia considerare la rilevanza di taluni principi cardine dell’intero impianto normativo in argomento, sussumibili come in appresso: l’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e impera su tutte le norme e accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare; la qualificazione delle responsabilità delle diverse “figure” interessate nelle varie attività di ricerca e di salvataggio nelle acque internazionali del Mediterraneo Centrale è strettamente interdipendente rispetto ai profili di diritto dell’Unione Europea e di Diritto Internazionale i quali, per espresso disposto dell’articolo 117 della Costituzione, assumono un rilievo preponderante nell’ordinamento giuridico interno; eventuali “collaborazioni” operative tra le autorità di diversi Stati, o addirittura la decantata “chiusura dei porti” italiani, non possono in alcun modo legittimare deroghe al principio di non respingimento in Paesi non sicuri affermato dall’articolo 33 della Convenzione di Ginevra.

Ebbene: tanto dato per presupposto, ad oggi, malgrado la condivisibile riconferma di Luciana Lamorgese al Viminale, la posizione del nuovo esecutivo in materia di “immigrazioni” non è – ed oserei dire volutamente - perfettamente chiara, specie laddove si consideri, per un verso, la recentissima nomina del leghista Nicola Molteni quale sottosegretario al medesimo ministero, il quale rientra quindi a pieno titolo nel ruolo che già aveva ricoperto durante il primo Governo Conte e, per l’altro verso, la totale “assenza”, nel contesto, di una sia pur minima componente “Dem”.

Il premier Mario Draghi (Ansa)
Il premier Mario Draghi (Ansa)
Il premier Mario Draghi (Ansa)

Una soluzione di “innocuo compromesso” al ribasso verosimilmente, come di “compromesso”, del resto, appare essere il presupposto fondante del Governo medesimo. In occasione del suo “Discorso Programmatico”, Mario Draghi, si era limitato, infatti, ad un fugace, quanto generico accenno alla spinosa “questione” sottolineando, in maniera quasi banalmente retorica e priva di effetti pratici concreti, per un verso, la necessità di un “negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo” mediante il quale perseguire “un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva” e, per altro verso, l’esigenza di procedere, altresì, nel senso della “costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”.

Quasi un voler significare tutto, ad ogni costo, per tentare di giustificare a parole tutto quanto verrà successivamente a difettare sul piano della contingenza naturalistica. Intanto, perché il superamento delle accesissime sfide che continuano a porsi sul piano politico e sociale, impone la compiuta elaborazione di un “Disegno Programmatico” che contempli la integrale revisione dei sistemi di accoglienza nazionali, i quali, a ben considerare, a tutt’oggi, si ritrovano a patire condizioni di sovraffollamento tale da condizionare e quasi vanificare la loro stessa funzione. Quindi, perché la dinamica dei cosiddetti “rimpatri” dei migranti non aventi le qualità soggettive utili al godimento della protezione internazionale, continua, e continuerà nel prossimo futuro ad incepparsi a cagione della carenza di accordi coi Paesi d’Origine, la cui elaborazione, all’evidenza, è stata negli ultimi anni gravemente trascurata sia per la mancanza di una visione programmatica chiara sul punto, sia per l’evidente incapacità e per l’immobilismo di una classe politica auto-riferita e troppo concentrata sulla propria immediata sopravvivenza piuttosto che sull’effettiva attività di Governo.

Governo Draghi (Ansa)
Governo Draghi (Ansa)
Governo Draghi (Ansa)

Infine, perché le criticità maggiori si pongono sul piano, da sempre trascurato per le evidenti implicazioni divisive di carattere politico, delle cosiddette “dinamiche di integrazione” eventualmente prescelte e perseguite dai singoli Stati Membri, i quali, facendo erroneo affidamento su posizioni confuse ed iniziative gestionali carenti, hanno contribuito, col trascorrere degli anni, ad aggravare la percezione della crisi, come pure del senso comune di “pericolo”, nonché a favorire la rapida, ed altrimenti incomprensibile, ascesa e maturazione politica delle Destre Sovraniste.

Purtroppo, a difettare ancora grandemente, nonostante l’arrivo di Super-Mario, pare essere proprio la consapevolezza, sul piano nazionale, che nessun riordino dell’intricata materia sarà possibile fino a quando non ci si deciderà a procedere sulla via del superamento di ogni logica emergenziale per intraprendere quella doverosa e risolutiva di carattere strutturale, utile nel medio-lungo periodo, visto e considerato che le pressioni migratorie continueranno a riproporsi ciclicamente, ed in misura sempre crescente.

Mario Draghi, quindi, e finora pare proprio non averlo voluto fare, dovrà dotarsi di autentico pragmatismo se vorrà verosimilmente porsi in maniera risolutiva, lasciando da parte la convinzione di dover necessariamente “accontentare” tutte le variegate componenti della sua maggioranza solo per evitare il “tracollo” del suo esecutivo. L’azione di governo impone la adozione di linee direttrici sicure e non ammette, per converso, impostazioni confuse di sorta. Più chiarezza, più azione, e meno compromessi: questo si chiede.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato - Nuoro)
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